Chiesa cattedrale


La storia della Chiesa Cattedrale della Madonna di Zhyrovyci e Santi Martiri Sergio e Bacco a Roma

Ancora oggi, nell’Oriente cristiano esiste una pratica di lunga data in cui le Chiese locali possiedono le proprie rappresentanze presso le altre Chiese patriarcali con le quali sono in comunione, vale a dire in piena unione eucaristica. La necessità di avere un procuratore permanente (un rappresentante) presso la Sede Apostolica si presentò anche per la Chiesa di Kyiv, quando, dopo la firma dell’Unione di Brest nel 1596, fu ripristinata l’unità eucaristica della Metropolia di Kyiv con la Sede Apostolica Romana. Nel 1626, il metropolita di Kyiv, Halych e di tutta la Rus’ Josyf Veliamyn Rutsky (5 aprile 1614–5 febbraio 1637) inviò a Roma il suo primo procuratore, lo ieromonaco Mykola Novak. Dopo la morte di quest’ultimo, il procuratore nella Città Eterna divenne il vescovo Rafajil Korsak (1637–1640) il quale, su incarico del metropolita Rutsky e a nome di tutto il popolo ruteno (ucraino), chiese al papa di concedere agli ucraini una chiesa che potesse diventare la sede dei procuratori, e anche il luogo dove ospitare i pellegrini.

Dal 1632 al 1639, i metropoliti Josyf Veliamyn Rutsky e Rafajil Korsak si prodigarono per istituire a Roma la sede dei procuratori della Chiesa di Kyiv unita (greco-cattolica). La richiesta fu soddisfatta nel 1638, come testimonia una lettera del 12 luglio 1638 dell’allora metropolita di Kyiv e di tutta la Rus’ Rafajil Korsak al segretario della Congregazione di Propaganda Fide Francesco Ingoli (21 novembre 1578–24 aprile 1649) nella quale, tra l’altro, si dice: «Sono particolarmente felice che la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco è destinata ai ruteni grazie all’impegno della Vostra dignità».

Il 25 giugno 1640 nel Palazzo Apostolico al Quirinale ebbe luogo l’incontro a cui parteciparono il Santo Padre Urbano VIII (6 agosto 1623–29 giugno 1644) e undici cardinali. Durante quell’incontro, fu annunciato il decreto secondo il quale la Chiesa dei Santi Martiri Sergio e Bacco di Roma, insieme agli edifici ad essa annessi, veniva concessa ai rumeni uniti.

Nella chiesa dei Santi Sergio e Bacco si pensava di stabilire la sede dei procuratori della Chiesa di Kyiv. Inoltre, come viene riportato nei documenti papali, si presumeva che «la chiesa parrocchiale dei Santi Sergio e Bacco sarà utilizzata dal Collegio della nazione rutena che vi deve essere istituita». Nonostante la decisione, però, gli studenti ucraini continuarono a risiedere al Collegio greco. Solo il 18 dicembre 1897, il papa Leone XIII (20 febbraio 1878–20 luglio 1903) vi aprì il Collegio ruteno (ora chiamato il Pontificio collegio ucraino di San Giosafat), che successivamente, nel 1932, fu trasferito in un edificio di nuova costruzione sito sul colle Gianicolo.

Quando le terre ucraine e bielorusse entrarono a far parte dell’Impero russo e di quello austriaco (alla fine del XVIII secolo), alla Chiesa unita di Kyiv fu proibito di avere i propri rappresentanti presso la Sede Apostolica. Nel 1829, dopo la morte del procuratore, ieromonaco Anatolii Wilczynskyj, il governo zarista russo cercò di appropriarsi della chiesa dei Santi Sergio e Bacco e degli edifici ad essa annessi, sostenendo che la proprietà «apparteneva all’ordine basiliano che si trovava sul territorio russo». Ma la Congregazione di Propaganda Fide dimostrò che l’edificio e la chiesa appartenevano alla Sede Apostolica nominando, in qualità di amministratori, sacerdoti italiani che le gestivano dal 1830 al 1897. Quando, nel 1847, da un monastero sito nella Provincia lituana bianca (il monastero fu fondato nel 1690 e cessò di esistere nel 1864) a Roma arrivarono i sacerdoti basiliani Mykhailo Dombrovsky († 1879) e Nikanor Krajevsky, fuggiti dalle carceri russe, nella chiesa non c’era neanche un completo di paramenti liturgici di rito orientale. Nel 1828 la chiesa ormai disponeva di 14 completi di paramenti, ma nel 1833 l’allora amministratore ordinò di trasformarli in paramenti liturgici latini, o di venderli. Più tardi, nel 1896–1902, il procuratore del metropolita di Leopoli, padre dott. Vasyl Levytsky, scrisse: «[arrivati alla nostra chiesa], tranne un grande Libro liturgico (Ieratikòn), un piccolo diaconicon e un libro Apostolo (Lezionario), letteralmente non avevamo nulla… letteralmente, non trovai nulla, perché prima del rifacimento di questo edificio ci viveva un prete latino… di conseguenza, del nostro rito non rimase neanche un libro, né altro. Successivamente, andai da chi potevo, a chiedere alcuni oggetti liturgici e dei libri ecclesiastici, e ricevetti delle generose donazioni».

La storia della Chiesa dei Santi Sergio e Bacco

La menzione del primo edificio sacro in questo sito risale all’inizio del IX secolo, ai tempi del pontificato di Papa Leone III (795–816). Ilbiografo papale, raccontando delle chiese e dei monasteri adornati da questo vescovo di Roma, cita anche la cappella dei Santi Sergio e Bacco, situata nel cosiddetto quartiere Callinico. Alla fine del IX secolo, Papa Benedetto III (855–858) dona al monastero due calici d’oro e un diskos (patena). La chiesa viene di nuovo ricordata nell’XI secolo, nelle bolle dei Papi Gregorio VI e Gregorio VII, come monastero di San Sergio chiamato anche Monastero Callinico in Suburra. È probabile che la chiesa dedicata ai Santi martiri Sergio e Bacco (militari di alto rango alla corte dell’imperatore dell’Impero Romano d’Oriente Massimino Daia, morti martiri in Siria intorno al 310), esistesse già in precedenza.

Il culto dei martiri Sergio e Bacco si diffuse rapidamente in tutto l’Impero romano. Nel 527 a Costantinopoli fu eretta la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco, oggi nota come la Piccola Santa Sofia. Nel IX secolo, a Roma c’erano cinque chiese dedicate ai Santi Sergio e Bacco, ma oggi solo la chiesa ucraina porta il loro nome.

La storia di questa chiesa è strettamente legata al nome del cardinale Antonio Barberini (1596–1646), fervido mecenate di molte chiese romane, fratello del papa Urbano VIII. Infatti, con il suo sostegno fu completamente restaurata anche la chiesa dei Santi Sergio e Bacco. Il cardinale Barberini, inoltre, acquistò gli edifici ad essa annessi per le esigenze degli ucraini, e lasciò un fondo per la manutenzione di questi edifici e della chiesa stessa. Il suo nome è inciso in un’iscrizione commemorativa sopra il portico della chiesa.

La menzione del primo edificio sacro in questo sito risale all’inizio del IX secolo, ai tempi del pontificato di Papa Leone III (795–816). Ilbiografo papale, raccontando delle chiese e dei monasteri adornati da questo vescovo di Roma, cita anche la cappella dei Santi Sergio e Bacco, situata nel cosiddetto quartiere Callinico. Alla fine del IX secolo, Papa Benedetto III (855–858) dona al monastero due calici d’oro e un diskos (patena). La chiesa viene di nuovo ricordata nell’XI secolo, nelle bolle dei Papi Gregorio VI e Gregorio VII, come monastero di San Sergio chiamato anche Monastero Callinico in Suburra. È probabile che la chiesa dedicata ai Santi martiri Sergio e Bacco (militari di alto rango alla corte dell’imperatore dell’Impero Romano d’Oriente Massimino Daia, morti martiri in Siria intorno al 310), esistesse già in precedenza.

Il culto dei martiri Sergio e Bacco si diffuse rapidamente in tutto l’Impero romano. Nel 527 a Costantinopoli fu eretta la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco, oggi nota come la Piccola Santa Sofia. Nel IX secolo, a Roma c’erano cinque chiese dedicate ai Santi Sergio e Bacco, ma oggi solo la chiesa ucraina porta il loro nome.

La storia di questa chiesa è strettamente legata al nome del cardinale Antonio Barberini (1596–1646), fervido mecenate di molte chiese romane, fratello del papa Urbano VIII. Infatti, con il suo sostegno fu completamente restaurata anche la chiesa dei Santi Sergio e Bacco. Il cardinale Barberini, inoltre, acquistò gli edifici ad essa annessi per le esigenze degli ucraini, e lasciò un fondo per la manutenzione di questi edifici e della chiesa stessa. Il suo nome è inciso in un’iscrizione commemorativa sopra il portico della chiesa.

La facciata della chiesa

La facciata della chiesa subì ricostruzioni del 1729 e del 1741, così come quella del 1896, l’anno dal quale, sostanzialmente, conserva il suo aspetto attuale. Nel 1896, ai tempi del pontificato di Papa Leone XIII (1878–1903), sotto la guida di Ettore Bonoli furono aggiunte quattro nicchie per ospitare le statue di quattro grandi maestri della Chiesa orientale: Giovanni Crisostomo, Basilio Magno, Gregorio Teologo e Atanasio il Grande. Sulla facciata dell’edificio sacro è raffigurato lo stemma di questo papa e l’emblema dell’Ordine di San Basilio Magno, la cui curia generale, insieme alla sede del procuratore della chiesa di Kyiv, dal 1932 si trovava nella chiesa dei Santi Martiri Sergio e Bacco.

La facciata del santuario ucraino a Roma acquisì il suo aspetto moderno durante la ricostruzione del 1969–1975. Nel 1975, sul frontone della chiesa comparve lo stemma patriarcale di Josyp Slipyj (17 febbraio 1892–7 settembre 1984) raffigurante la croce patriarcale, la mitra, la pastorale e la Madre di Dio con le mani alzate in preghiera (Oranta), con l’iscrizione latina «Per aspera ad astra» («Attraverso le spine alle stelle»). Inoltre, sul fregio in basso vi è un’iscrizione in latino, «Restituit et restauravit Ioseph I Card Slipyi a MMCMLXIX MCMLXXIII» («Josyp I cardinale Slipyj restituì e restaurò la proprietà della chiesa e della corte, 1969–1973»).

Sempre nel 1975, le nicchie della facciata furono decorate con quattro statue in marmo di alti dignitari della chiesa che ebbero un importante ruolo nel passaggio di questo santuario alla Chiesa ucraina. In alto a destra vi è la figura del papa Urbano VIII che donò questa sede al popolo ucraino. E in alto a sinistra è posta la figura marmorea di suo fratello, il cardinale Antonio Barberini, grande mecenate che acquistò e costruì edifici intorno alla chiesa per le esigenze dei procuratori del metropolita di Kyiv, che a quei tempi furono scelti tra i monaci basiliani. Nella parte inferiore, a sinistra, si trova la statua del metropolita Josyf Veliamyn Rutsky che fece il possibile per acquisire questa sede a Roma per le necessità della Chiesa unita ruteno-ucraina, mentre sulla destra spicca la statua del patriarca Josyp Slipyj che restituì e restaurò questo importante monumento della presenza della Chiesa ucraina a Roma. L’autore delle statue in marmo è lo scultore italiano Ugo Mazzei.

L’interno della chiesa

L’attuale interno della chiesa è risultato di numerosi restauri, a partire dal XVII secolo. Il primo restauro iniziò su ordine del metropolita di Kyiv Rafajil Korsak (1637–1640) cui lapide funeraria si trova nella parte centrale del pavimento della chiesa. Dopo la morte di questo metropolita, i lavori di restauro furono eseguiti sotto il patrocinio del cardinale Barberini. In quell’occasione fu completato l’altare maggiore, ampliata la porta d’ingresso e inoltre fu restaurata la facciata. I successivi restauri e le parziali modifiche continuarono nel corso del XVIII secolo. Gli altari laterali di Francesco Ferrari (1721–1744), leggermente incassati nelle pareti e delineati da lesene corinzie, furono realizzati nel 1741. Questo periodo comprende anche l’affresco sul soffitto raffigurante la Gloria della Madonna in cielo eseguito da Sebastiano Ceccarini (17 maggio 1703–26 agosto 1783), le icone dei Santi Sergio e Bacco e di Basilio Magno presenti sugli altari laterali e realizzati da Ignaz Stern (all’italiana, Ignazio Stella, 1680–1748).

La conchiglia dietro l’altare, con due bellissime colonne verdi scanalate e completate da capitelli corinzi, fu progettata da Filippo Barigioni (1672–1753). Essa contiene l’icona miracolosa della Santissima Madre di Dio di Žyrovici, ricoperta da una veste in metallo argentato e dorato realizzata nel 1819. Nel santuario ci sono due dipinti ovali «Sant’Anna insegna a Maria» e «Natività di Gesù Cristo», risalenti alla prima metà del XVIII secolo, entrambi parzialmente restaurati. Completa la decorazione del santuario la vetrata con l’immagine della colomba — lo Spirito Santo — montata in una finestra ovale sopra l’icona miracolosa della Madre di Dio di Žyrovici. Il progetto della vetrata (prendendo spunto dalle vetrate simili, in particolare, da quella della Basilica di San Pietro in Vaticano) fu realizzato negli anni ”70 da Mykhailo Moroz (1904–1992).

Fino agli anni ”60 del secolo scorso, sopra l’altare maggiore c’era un baldacchino in pietra ornato da ricchi stucchi che poggiava su quattro colonne. L’attuale altare è realizzato in marmo bianco di Carrara da Ugo Mazzei nell’aprile 1971 su ordine del patriarca Josyp.

L’attuale interno della chiesa è risultato di numerosi restauri, a partire dal XVII secolo. Il primo restauro iniziò su ordine del metropolita di Kyiv Rafajil Korsak (1637–1640) cui lapide funeraria si trova nella parte centrale del pavimento della chiesa. Dopo la morte di questo metropolita, i lavori di restauro furono eseguiti sotto il patrocinio del cardinale Barberini. In quell’occasione fu completato l’altare maggiore, ampliata la porta d’ingresso e inoltre fu restaurata la facciata. I successivi restauri e le parziali modifiche continuarono nel corso del XVIII secolo. Gli altari laterali di Francesco Ferrari (1721–1744), leggermente incassati nelle pareti e delineati da lesene corinzie, furono realizzati nel 1741. Questo periodo comprende anche l’affresco sul soffitto raffigurante la Gloria della Madonna in cielo eseguito da Sebastiano Ceccarini (17 maggio 1703–26 agosto 1783), le icone dei Santi Sergio e Bacco e di Basilio Magno presenti sugli altari laterali e realizzati da Ignaz Stern (all’italiana, Ignazio Stella, 1680–1748).

La conchiglia dietro l’altare, con due bellissime colonne verdi scanalate e completate da capitelli corinzi, fu progettata da Filippo Barigioni (1672–1753). Essa contiene l’icona miracolosa della Santissima Madre di Dio di Žyrovici, ricoperta da una veste in metallo argentato e dorato realizzata nel 1819. Nel santuario ci sono due dipinti ovali «Sant’Anna insegna a Maria» e «Natività di Gesù Cristo», risalenti alla prima metà del XVIII secolo, entrambi parzialmente restaurati. Completa la decorazione del santuario la vetrata con l’immagine della colomba — lo Spirito Santo — montata in una finestra ovale sopra l’icona miracolosa della Madre di Dio di Žyrovici. Il progetto della vetrata (prendendo spunto dalle vetrate simili, in particolare, da quella della Basilica di San Pietro in Vaticano) fu realizzato negli anni ”70 da Mykhailo Moroz (1904–1992).

Fino agli anni ”60 del secolo scorso, sopra l’altare maggiore c’era un baldacchino in pietra ornato da ricchi stucchi che poggiava su quattro colonne. L’attuale altare è realizzato in marmo bianco di Carrara da Ugo Mazzei nell’aprile 1971 su ordine del patriarca Josyp.

L’iconostasi

Fino agli anni ”60, la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco aveva un’iconostasi esemplare a cinque ordini (fino a metà era fatta di marmo bianco, ed era interamente arricchita da elementi dorati e da 52 icone), realizzata nel 1897 a spese del metropolita di Halych, arcivescovo di Leopoli, vescovo di Kamianets Sylwester Cardinale Sembratowych (5 maggio 1885–4 agosto 1898), del vescovo di Peremysl, Sambir e Sianok Julian Pelesz (1891–1896) e del suo successore, vescovo di Peremysl, Sambir e Sianok Konstantyn Czechowicz (21 febbraio 1897–28 aprile 1915), e grazie al vescovo di Stanislav Julian Sas-Kuilovsky (22 settembre 1891–30 agosto 1899).

Purtroppo, l’iconostasi fu distrutta e la maggior parte di essa scomparve senza lasciare traccia. Si conservano solo le porte reali e diaconali in ferro battuto, abilmente decorate con motivi di vite e con antiche icone di quattro evangelisti e di due arcidiaconi, Santi Lorenzo e Stefano. Le icone sulle porte sono dipinte ad olio su una base metallica rotonda, nello spirito dell’arte neoclassica italiana del XIX secolo. Lo sfondo di queste icone è di marrone scuro, fatta eccezione per gli aloni, realizzati con la vernice color oro antico. Il loro autore è Cesare Caroselli (1847–1927), discendente di una famosa famiglia di pittori romani. Le icone dell’iconostasi originale della chiesa dei Santi Sergio e Bacco furono da lui dipinte nel 1897. Sempre nello stesso periodo furono realizzati il tetrapode in marmo, la cattedra di legno e il tabernacolo.

L’attuale iconostasi a due ordini, realizzata in metallo, è stata installata il 16 agosto 1971. Le icone di Cristo, della Madre di Dio con il Bambino, di San Nicola, di Santo Principe Volodymyr uguale agli apostoli, di Santa Principessa Olga uguale agli apostoli e di Santa Genoveffa furono dipinte a olio nel 1943 da Oleksandr Savchenko-Bilsky (1900–1991) secondo lo stile dell’impressionismo francese con l’inserimento degli elementi nazionali ucraini. L’autore le aveva realizzate per l’iconostasi della Cattedrale greco-cattolica ucraina di San Volodymyr di Parigi. Tuttavia, nel 1972 nella chiesa parigina fu installata una nuova iconostasi, e le opere di O. Savchenko-Bilsky furono consegnate al Patriarca Josyp a Roma e anche oggi fanno parte dell’iconostasi della Chiesa dei Santi Martiri Sergio e Bacco.

Sepolture nella cripta

Gli antichi epitaffi scritti sulle lastre di marmo della pavimentazione rimandano alla sepoltura del metropolita di Kyiv e di tutta la Rus’ Rafajil Korsak (1595 o 1601, Novgorodok — 28 agosto 1640, Roma): «Rafajil Conte Korsak, arcivescovo di Kyiv e di Halych, metropolita di tutta la Rus’, inviato dal re polacco Zygmunt III alla Sede Apostolica per risolvere questioni molto importanti e beatificare Giosafat Kuntsevych, arcivescovo di Polotsk. Terminò il lavoro in modo accurato e felice. Decorò questa chiesa con le sacre tovaglie e i doni d’oro e d’argento che ebbe portato con sé, e chiese al Papa Urbano VIII una casa vicina per i monaci della sua nazione, appartenenti all’Ordine di San Basilio Magno. Morì prematuramente e fu sepolto qui. I monaci di Polotsk posero questa lapide commemorativa il 17 dicembre 1673».

Un’altra targa commemorativa indica la sepoltura, nella cripta della chiesa, di Ioan Inocențiu Micu-Klein (1692–1768), vescovo della Chiesa greco-cattolica rumena di Făgăraș, che morì il 22 settembre 1768 e fu sepolto nella cripta della chiesa dei Santi martiri Sergio e Bacco. Il 22 giugno 1997, i suoi resti furono trasferiti nella chiesa del Collegio Pio Romeno a Roma. Successivamente, il 2 agosto 1997, i resti furono trasferiti a Blaj, dove il 19 ottobre 1997 ebbero sepoltura nella Cattedrale della Santissima Trinità. Nella cripta riposano i resti di altre persone che per diverse ragioni furono sepolte al suo interno.

Storia della chiesa nel XX — inizio del XXI secolo

Dal 18 dicembre 1897 e fino al 1932, presso la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco era in funzione il Collegio ruteno (ora Pontificio collegio ucraino di San Giosafat). Dal 1932 al 1961, la chiesa e gli edifici adiacenti appartenevano all’ordine basiliano di San Giosafat. Nel 1960 i monaci basiliani trasferirono la loro sede nel nuovo edificio, il monastero sull’Aventino. Allo stesso tempo, la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco con l’annessa casa divennero proprietà del Pontificio Collegio Pio Latino Americano, che poi rivendette la chiesa, insieme agli annessi, alla compagnia secolare Florio-Tonelli.

Dopo la liberazione dal Gulag siberiano e l’arrivo a Roma nel 1963, il metropolita Josyp Slipyj si mise immediatamente al lavoro per riprendersi il complesso della chiesa e proseguire con il suo restauro. Nel 1970 la chiesa e gli edifici adiacenti divennero di nuovo proprietà della Chiesa greco-cattolica ucraina. Nello stesso anno, grazie agli sforzi del patriarca Josyp, il cardinale Angelo Dell’Aqua (9 dicembre 1903–27 agosto 1972), vicario del Papa per la diocesi di Roma, con il decreto «Pastoris vigilantis» dell’8 settembre istituì una parrocchia personale per i cattolici ucraini di rito bizantino, «affinché i fedeli di Cristo che provengono dal popolo ucraino e vivono in diverse parti di Roma, si possano unire spiritualmente e ricevere le cure adeguate».

Negli anni ”70 nella cripta della chiesa furono condotti degli scavi archeologici. I loro risultati dimostrano che non si tratta soltanto di un ambiente sotterraneo formatosi durante la costruzione della chiesa. Gli esperti sostengono che la chiesa fu costruita sui resti di un edificio del II secolo a. C., e che potrebbe trattarsi del palazzo — a suo tempo riccamente decorato — di un antico nobile romano.

L’11 luglio 2019, il Santo Padre Francesco con la bolla «Christo Salvatori» ha istituito l’Esarcato apostolico in Italia per gli ucraini di rito bizantino. La cattedrale della nuova struttura ecclesiastica è diventata la Chiesa parrocchiale dei Santi Martiri Sergio e Bacco e dell’icona di Zhyrovyci della Santissima Madre di Dio a Roma.

Copia dell’icona miracolosa della Santissima Madre di Dio di Zhyrovyci nella Chiesa dei Santi e Bacco degli ucraini a Roma

La chiesa conserva una copia ingrandita dell’icona miracolosa della Santissima Madre di Dio di Žyrovici trovata sul muro della sagrestia all’inizio di agosto del 1718. La notte del 7 settembre 1719, per ordine di papa Clemente XI (1700–1721) l’icona fu staccata dal muro e, una volta spostata nella chiesa, fu posta sul muro sopra l’altare maggiore dove rimane anche oggi. Dal 25 agosto 1719 al 10 febbraio 1804, vi furono registrati 151 casi di guarigione e intercessione. Di questi, 128 casi appartenevano al primo periodo che va dal 25 agosto al 7 settembre 1719.

Durante tutta la storia del santuario ucraino nella Città Eterna, i vescovi romani dedicarono molta attenzione alla chiesa. Il 5 novembre 1665, il giorno della memoria del Santo martire Giosafat, arcivescovo di Polotsk, il papa Alessandro VII (1655–1677) concesse alla Chiesa dei Santi Sergio e Bacco l’indulgenza plenaria. Il 23 ottobre 1667, papa Clemente IX (1667–1669) concesse alla chiesa lo stesso privilegio durante la stessa festa per sette anni consecutivi. Papa Pio VII (1800–1823) visitò solennemente la chiesa nel 1819, e il suo successore, Papa Leone XII (1823–1829), con il suo decreto del 1827 dedicò la Chiesa dei Santi Martiri Sergio e Bacco anche alla Santissima Madre di Dio detta «Del Pascolo». La definizione «Del Pascolo» ricorda il luogo in cui i pastori trovarono l’icona originale della Madre di Dio nel villaggio di Žyrovici (attuale Bielarussia) negli anni ”70 del XV secolo.

La Chiesa dei Santi Sergio e Bacco e dell’icona della Santissima Madre di Dio di Žyrovici oggi

Oggi, la Chiesa dei Santi Sergio e Bacco e dell’icona della Santissima Madre di Dio di Žyrovici è diventata la cattedrale dell’Esarcato Apostolico per gli ucraini di rito bizantino che vivono in Italia. Ogni giorno nella chiesa si svolgono servizi liturgici e si conduce una fervida vita parrocchiale. E così, alle soglie del terzo millennio, nella glorificazione del Creatore nella Città Eterna si sente anche la preghiera in lingua ucraina.

Fonte: Sito ufficiale della Chiesa Cattedrale dell’Esarcato Apostolico